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mercoledì 4 agosto 2010

Notte stellata - Ascoltando Van Gogh

Ho composto questo dipinto nel 1889, mentre ero ricoverato nell' ospedale di Saint-Rémy. Lo chiamo ospedale, in realtà era una casa di cura, meglio ancora, un manicomio.
... Mi hanno sempre definito e considerato un pazzo.
Ma se essere pieni di ardore, di passionalità, di sentimenti puri e intensi vuol dire pazzia, ebbene sì, sono fiero di definirmi tale anche oggi che le mie opere fanno bella mostra nei musei più famosi!
Vedo che la satmpa di questo dipinto è diffusissima, è persino assunto come avatar nei profili personali dei weblog.
La cosa mi lusinga non poco, spero solo di non essere diventato un luogo comune ...
Ma dimmi un po': lo avrai capito che la "Notte stellata" l' ho tatuata di tutto il mio essere ...
Dopo aver contemplato a lungo quel cielo di prima estate, ed essermi ritirato nella stanza, mi sono messo all' opera concitatamente carico di pathos.
In quel cielo e in quella terra ho letteralmente rovesciato me stesso, con immediatezza e ardore; avevo bisogno di alleggerire la tensione che prepotente e impietosa mi pulsava dentro.
Andavo alla ricerca si qualcosa che neppure io sapevo definire, qualcosa di irrgiungibile, smisuratamente più grande di me.
Così ho fatto arte, quasi senza accorgermene...

Ho capito ... Sei catturata da quelle inquiete e nere lingue di fuoco tese verso il cielo quasi a lambirlo ... Anche a me sono tanto cari gli alberi, soprattutto i cipressi svettanti verso l' alto,obelischi palpitanti che condividono con me il supremo anelito verso quella vetta irraggiungibile; quel cipresso è il mediatore tra cielo e terra.
E' saldo: incarnato e situato, ma si spinge lassù ... quella è la sua meta. Lui solo condivide con me questa tensione.

Ora guardala bene quella volta celeste ...
No, non soffermarti sui colori che pur' io amo moltissimo; cerca di andare oltre, cerca di penetrare l' essenza che questi colori esprimono e comunicano: mi piace troppo essere compreso...

Quel cielo ha una vitalità fantastica; astri, galassie, nuvole: tutto è stupendamente vivo;tutto si muove in perfetta armonia e serena letizia, in una circolarità eterna, senza principio e senza fine: a quella realtà aspiro...
La tranquillità soporosa della terra, quella la sento indifferente, estranea, lontana, sorda, spesso ostile...

E' una simulazione, una sorta di gioco di ruolo: entro nel personaggio e lo interpreto, senza trascurare gli elementi oggettivi di studio.Il role playing, affiancando le metodiche tradizionali, può diventare una forma di costruzione attiva e motivante del sapere ; acquistare una valenza formativa non indifferente in una simulazione di gruppo, in cui la persona mette in gioco conoscenze ed emozioni, scoprendo e facendo scoprire parti del sé di cui molto spesso non è nemmeno consapevole. Ho scritto questa riflessione qualche anno fa in un blog condiviso; la riporto quale integrazione del mio post precedente.

2 commenti:

  1. Ho letto Graziana, è molto bello, intenso.
    Grazie di averlo proposto da me.
    Trovo molto difficile esprimere sensazioni non proprie e questo esercizio è davvero particolare. Non lo conoscevo. Come ti ho già scritto da me, ho scritto qualcosa in questa forma ma non credevo che esistesse un nome e servisse per studi di ruolo attoriali o teatrali.
    Bello conoscere tutto ciò e ti ringrazio tanto. Buona serata, ciao.

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