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venerdì 11 dicembre 2009

E' la pioggia che va...
















... e ritorna il sereno...

ore 1,45 e ... addio sonno.

Casualmente m' imbatto in un concerto televisivo di Shel Shapiro e la sua band.
Un flashback coinvolgente, una carrellata viva, una full immersion forte, quanto inaspettata.

Musica dal vivo, parole cantate e canzoni narrate con il tono confidenziale di chi ricorda e induce il ricordo di come eravamo, come pensavamo, come ci comportavamo, come si cantava in un periodo travolto dallo tzunami del Cambiamento.

Il gigante buono invecchia restando giovane.



Un' interpretazione degli anni giovanili di Shell Shapirocon il suo gruppo musicale



Infine la versione di una grande interprete ...

giovedì 10 settembre 2009

Non amo il "plurale maiestatis"

Da Wikipedia
"Il plurale maiestatis o plurale maiestatico (dal latino pluralis maiestatis, plurale di maestà) è, nella lingua parlata o scritta, il riferirsi a sé stessa della persona che parla o scrive, usando la prima persona plurale anziché singolare.

Quest'uso, già diffuso nell'antica Roma (è per esempio la forma principale usata nelle opere autobiografiche di Marco Tullio Cicerone), è rimasto nella tradizione di molti paesi come modo d'espressione formale soprattutto di sovrani e papi (da cui il nome "maiestatico"), in quanto adatto all'immagine istituzionale, e quindi anche astratta e corale, associata a questi ruoli.

Oggi il plurale maiestatis ha perso quasi ovunque la sua valenza formale (fu Papa Giovanni Paolo I a mettere fine al suo uso nella Chiesa cattolica nei discorsi pubblici, anche se esso è tutt'ora in uso negli scritti ufficiali in lingua latina) e rimane soprattutto come espediente retorico (non raramente con intenti umoristici o ironici)."

Aggiungo, e ciò è esplicitato anche dalle virgolette del titolo del post, che il parlare in prima persona plurale (noi) anziché in prima persona (io), oggi, nel parlato quotidiano e nel parlato-scritto, tipico degli ambienti di rete, non ha nulla a che fare con l' uso originario (il noi riferito solo a me che parlo)..

E' un' abitudine, forse neppure tanto consapevole, che nasconde la tendenza a non volersi esporre in prima persona, in quanto il contenuto del parlato è troppo forte per assumersene da soli la piena responsabilità; è come se dicesse subvocalmente:

-Guarda che non sono il solo a pensarlo; io sono un semplice portavoce che condivide questo pensiero

-Non te la prendere con me, non lo dico solo io...

- Oppure, questo è il top, io lo dico, ma sarete tu ed altri a farlo.

Qualche volta si fa con fini ironici o umoristici, come recita wikipedia, ma in ogni caso, quel sentirmi coinvolta senza condivisione, volutamente o involontariamente, semplicemente mi disturba un po'..

Papa Luciani, il papa del sorriso, dopo il conclave che lo elesse, pubblicamente ebbe a dire:
-Ieri mi sono recato alla cappella Sistina tranquillamente, come un curato di campagna...-abrogando la regola del "noi" usata e abusata fino ad allora e forse , con questa frase iniziale entrò nel cuore di tutti.

Io uso sempre la prima persona a ribadire che io dico ciò che penso io, e che penso quello che dico io.

Superfluo? Semplice? Scontato?

Eppure quando lo faccio notare, nel modo più pacato possibile, noto irrigidimenti senso di offesa e disappunti, senza riletterci almeno un po', con la stessa pacatezza e tranquillità...

sabato 5 settembre 2009

Piove

Godo di questa pioggia in diretta ... Ma come staranno alle tendopoli?

venerdì 10 aprile 2009

lunedì 6 aprile 2009

emergenza terremoto a L' Aquila

la catastrofe, la calamità naturale...
ebbene sì ... ci ricorda quanto siamo piccoli e indifesi...come tutto si relativizza o si annulla miseramente...

un pensiero di solidarietà... il cuore trepidante per mia figlia che partecipa ai soccorsi, partita or ora (18.45) quale volontaria della protezione civile (Nuova Acropoli) ... non ho voluto oppormi, per mia tranquillità, affinché restasse a casa...

-Mamma ... a che mi servono 5 anni di esercitazioni se di fronte a una situazione reale, resto a casa?!
Non me lo perdonerei mai...queste sono le uniche cose che valgono...è il senso che voglio dare a questa Pasqua...

Come ha ragione...per credenti e non ...

venerdì 27 febbraio 2009

Codice binario

Non ci ho capito ... un bit.
Non ci sono abituata a pensare in base due e mi è dura, non posso negarlo.
Però non posso fare a meno di chiedermi: perché dovrebbe interessarmi capire come funziona un calcolatore nell' elaborazione dei dati?!
Forse che tutti quelli che hanno usato il telefono fisso hanno mai dovuto imparare come funzionava??

Perché non può bastare saper usare il calcolatore?!

http://www.ulisse.bs.it/museo/storia/leibniz/leibniz.htm

http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/argoment/APPUNTI/TESTI/Mar_06/SistemaBinario.htm

http://ziopaperinik.altervista.org/calcoli.php

che sia questa la volta buona!?

informatica di base

EUREKA!!!!
Il codice binario è stato sottomesso in maniera del tutto autodidattica!
Se mi capitasse di insegnare nuovamente matematica, lavorerei moltissimo sul multibase.

martedì 13 gennaio 2009

Per De André 2009

Credo che tutti gli estimatori di De André avrebbero voluto ascoltare Lui, in quanto le canzoni del cantautore genovese penso debba cantarle solo lui.
Tuttavia ho accolto anche il tipo di scelta di Fabio Fazio e Dori Ghezzi, fruendo lo spettacolo fino alla fine e provando forti emozioni.
Se mi si chiede a che cosa ti fa pensare De André, mi vengono in mente questi due testi: quelli che me l' hanno fatto conoscere nei miei anni giovanili e il cui contenuto ho sempre fortemente condiviso.
Tutta la sua discografia è un' immensa opera d' arte





giovedì 1 gennaio 2009

Un anno sta finendo...


Già lo scorso anno ho scritto di amare tanto il primo gennaio, ancor più che il 31 dicembre e così è anche ora.
Effettivamente, ad anno iniziato , cala il sipario sugli interminabili bilanci e previsioni di ogni tipo e ricomincia quella normalità che io decisamente preferisco.
I bilanci, affinché abbiano un senso, vanno fatti continuamente, anche a fine di una giornata. Il dì termina con l' arrivo della notte, col termine delle attività (almeno per chi non è turnista) o comunque con quella fase di riposo, di temporanea sospensione delle attività forti, e quel momento sì che può essere metariflessivo.
Il cosiddetto anno solare, invece, termina ogni 365 giorni e 6 ore. I suoi confini e la sua esistenza sono frutto della mente umana;il calendario è un ordinatore temporale, e niente più; non è foriero di fortuna né di calamità; è un semplice strumento non un' entità.
Che senso ha dire: guadiamoci bene dall' anno bisestile o dall' ann0 pari!? Come giustamente affermava Gianni Rodari, " il nuovo anno sarà come gli uomini lo faranno".

Il mio augurio per tutti è questo: aggiustiamo il "tiro" giorno per giorno; rivediamo sempre il nostro progetto di vita e decidiamo di volta in volta le persistenze e i mutamenti. Solo così potremo dare un senso al nostro tempo, piuttosto che lasciarlo fluire, e noi con lui.