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martedì 30 dicembre 2008

Ho sognato papà

Ieri sera, dopo una lunga chiacchierata, io e mia figlia, scivoliamo tra le braccia di Morfeo ... come spesso ci accade. Ci infiliamo nel letto matrimoniale e cominciamo a raccontarci, a riflettere; quando viene mio marito, che si attarda davanti alla televisione, lei piano piano va al letto suo...
Sto lì lì per sprofondare nel mio sonno senza sogni quando ...
Vedo mio padre che entra in casa, come era solito fare in vita; bonario e allegro mi si avvicina, mi tende le braccia per salutarmi...
Era contento, col suo abbigliamento abituale: una calda maglia marrone abbottonata, il suo berretto di feltro, i pantaloni fumo di Londra, gli occhi cerulei e languidi, il viso ben rasato, la carnagione un po' rosea e pulita di chi è da poco uscito dalla doccia...
Gli vado incontro contenta a mia volta; mi cinge le spalle, sento il suo tenero e caldo abbraccio, sento la sua guangia sulla mia; improvvisamente mi rendo conto, nel sonno, che papà non è più tra noi e subito gli chiedo:
- Papà ... come stai!?!?
Non provo nessun genere di sgomento, solo una grande gioia.
Lui fa per rispondermi:
- Bene ... io sto proprio bene, solo che Antonina ... (mia madre) ...
Mi sveglio completamente ... ovviamente mio padre non c' è; vedo mia figlia ancora nel dormiveglia; avrei voluto raccontarle tutto, ma decido di serbare per me quel senso di presenza più a lungo che posso, poi mi addormento profondamente.

Questa mattina, comincio la mia giornata, riordinando un cassetto: sto per traslocare; quindi sistemo e impacchetto in vista del trasferimento, ritagliandomi questo tempo come posso.
In fondo al cassetto trovo un biglietto ben piegato. Mi ero dimenticata della sua esistenza: da tempo avevo smesso di cercarlo badando di tenere a mente il messaggio.
Ricordavo di averlo sistemato in quel cassetto, ... Ma... non lo avevo più trovato; era finito tra gli incastri ...

Ed ora, dopo due anni e mezzo precisi (28 giugno 2006/28 dicembre2008), Eccolo:

Nonno,
ti abbiamo accompagnato nel difficile viaggio, che ti ha costretto al distacco degli affetti, dalle cose ed abitudini a te così care, fino all' estrema sofferenza degli ultimi giorni.

Adesso ci piace pensarti libero dai lacci della tua malattia che ha rafforzato l' unità della nostra famiglia, facendoci toccare con mano la solidarietà di parenti, amici, vicini di casa...

Ci conforta sperare che la tribolazione ti abbia reso degno della schiera dei giusti.

Nonno ...
ci mancheranno le tue battute, il tuo sottile e vivace umorismo, la tua generosità, il tuo affetto, il tuo sorriso il cui ricordo vivrà sempre con noi.


Questo messaggio fu letto, al termine dell' omelia, dalla mia Alessia ...
Non mi chiedo nulla, non traggo conclusioni, mi basta conservare il ricordo dell' unicità di questo incontro nel suo senso di paterna e infinita dolcezza.

sabato 13 dicembre 2008

Da figli di Gutenberg a immigrati digitali

- Piacere, Lorenzo, saprebbe dirmi a che ora parte l’ autobus per Francavilla?

- Molto lieta, Marzia, anch’ io sono diretta a Francavilla al mare, al massimo tra 5/6 minuti dovremmo partire.

Seguono scambi di opinioni sulle stranezze del tempo, informazioni sulla propria occupazione , sugli interessi , sul tempo libero…Ecco finalmente la linea 1, stranamente semivuota per cui i neoamici trovano posto a sedere, uno a fianco all’ altro avendo così l’ opportunità di continuare il dialogo che ad un certo punto scivola su una questione:

- Senti Lorenzo, non parlarmi di luoghi virtuali, di e-learning, di multimedialità, di computer. Io detesto caldamente questa roba; posso vivere tranquillamente come se tutto ciò non fosse stato inventato. Già la vita relazionale è ridotta all’ osso con il ritmo frenetico della vitaccia che facciamo; questo ci mancava ... per isolarci ancora di più!

- Ohi ohi! Mi dispiace Marzia, ma qui non andiamo proprio d’ accordo. Dimmi pure se posso dirti le mie motivazioni, altrimenti cambiamo pure discorso…non c’ è problema … :-)

- Le ascolto per educazione le tue ragioni, ma non c’ è nulla da fare: sono troppo sicura delle mie cose. Io sto bene negli incontri in presenza; le persone devo guardarle negli occhi, devo “leggere” la postura del lcorpo, la gestualità delle mani, il tono di voce. Cosa resta di un rapporto interpersonale, di qualsivoglia natura, se prescindi da tutto questo?
E cosa c’ è di più bello dell’ approccio sensoriale con un libro, che puoi sfogliare, rileggere, sottolineare, sul quale puoi aggiungere glosse marginali; puoi leggerlo anche a letto e poggiarlo sul comodino quando ti si appanna lo sguardo: sicuramente tutto questo ti è negato dal computer!
Cosa c’ è di più voluttuoso della tua stilo che scorre, annota, mappa, sintetizza?
Al confronto che cos’ è quel foglio asettico e freddo di videoscrittura?

- Marzia, mi poni un sacco di quesiti, la risposta sarebbe lunghissima, ma, sai una cosa?
Il tuo parlare mi sta richiamando reminiscenze scolastiche … Hai un po’ di tempo?
Avrei un ancoraggio che fa per te.
Possiamo prendere un caffè presso uno stabilimento?
L’ argomento mi appassiona molto…ma non ti voglio convincere sai…
Ti voglio semplicemente dire come la penso io, nel pieno rispetto della tua opinione …

- Ok … d’ accordo…

- Dunque, negli anni gloriosi del liceo, il mio prof di filosofia si infischiava altamente del manuale, sommergendoci di fotocopie; diceva che quello, il manuale, esprimeva il punto di vista del suo autore. Noi, secondo lui, dovevamo farci le nostre idee, costruire i nostri punti di vista, leggendo direttamente il filosofo, e poi: dibattiti, conversazioni, ricercazione, ricerca-azione appunto … un grande, quell’ uomo …veramente…e dire che gli abbiamo dato del pazzo, del pirla ...

Quella volta toccò a Platone.

Si leggeva nel “Fedro” che quando Hermes inventò la scrittura, presentò il suo progetto al Faraone come un sistema straordinariamente efficace che avrebbe consentito agli uomini di rafforzare la loro memoria, per poter conservare inequivocabilmente nel tempo, tutto quello che fino ad ora erano stati costretti a tenere a mente.

Hermes si aspettava segni di entusiasmo e approvazione, ma il faraone si fece scuro in viso e disse semplicemente:

“ …la memoria è un gran dono che si dovrebbe conservare con l'esercizio continuo. Con la tua invenzione, la gente non sarà più obbligata ad allenare la memoria. Essi ricorderanno le cose non grazie ad uno sforzo interiore, ma ad una mera virtù di un mezzo esterno.”

In verità, mia cara, il faraone esprimeva una paura antica quanto il mondo: la paura del nuovo, quello che destruttura le certezze costituite, che prevede una revisione e una ristrutturazione, all' insegna dell’ incertezza.

E’ fuor di ogni ragionevole dubbio che la memoria non è stata narcotizzata dalla scrittura e tantomeno dalla stampa; sappiamo benissimo che comunque i libri non solo l’hanno allenata, ma addirittura, l’ hanno potenziata: almeno su questo sei d’ accordo, vero?

Marzia era inebetita, il velo di Maya si stava disvelando, iniziava la sua crisi cognitiva…

-Lorenzo … ma che vuoi dirmi, che io ho paura delle novità? Che mi vado ancorando alle certezze perché temo di mettermi in gioco?

- Tu lo dici … non io. Spesso lo facciamo senza rendercene conto; cerchiamo argomentazioni plausibili dietro le quali ci trinceriamo, ma così facendo, ci neghiamo delle opportunità, rinunciamo a priori ad esperienze nuove che potrebbero arricchirci, potenziarci nell’ intelligenza, nella relazionalità, nel lavoro, nell’ organizzazione.

Dài, Marzia, bevi quel caffè, anche in piena estate è buono caldo … Ti ho messa in crisi, mi dispiace, chi me lo avrebbe mai detto … stamattina ero uscito per ben altri motivi …
Sia ben chiaro, non sono un santone e non ho certezze da rivelare.
Ho semplicemente eliminato dal mio stile cognitivo la contrapposizione antitetica; non penso più in termini di aut aut( o/o): esiste anche il vel (e/o), che non prevede esclusioni, ma rapporto dialettico.

E se io ci sono arrivato, lo devo proprio al prof di filosofia, e, il bello è che me ne rendo conto proprio ora, parlando con te; quindi anche tu mi sei stata di stimolo in questa metacognizione.

Ti risulta forse che l’ invenzione dell’ automobile ha eliminato la bicicletta? Non ti sembra che quest’ ultima ha continuato nel tempo il suo potenziamento tecnologico? E che l' una non esclude l' altra?

- Sì, ma ora che faccio?! Da dove inizio?! :-(

- Mannaggia ... domani riparto Marzia, sono un isolano, ma proprio in coerenza con quanto detto, considero l’ isola luogo di incontro piuttosto che luogo di separazione; ti lascio il mio indirizzo, quello civico per ora...
Se tu vorrai, ti condurrò per mano, perché grazie a quello che definisci “mondo virtuale”, posso farlo anche a distanza … Poi toccherà a te, perché, bada bene, condurre per mano significa, parlando per metafora, che ti offro mappe, bussole ed astrolabio, ma la protagonista del tuo percorso sarai tu ... intendi vero?! :-))

Chi fosse pervenuto fin qui, rinunciando eroicamente ad alcuni diritti del lettore, è informato che questo gioco di ruolo trae spunto dall' articolo di Umberto Eco Da Internet a Gutemberg.

Buon Avvento!


















Un Calendario dell' Avvento da sfogliare giorno per giorno per grandi e piccini.
Il calendario dell' Avvento è un modo di calendarizzare, spazializzando nelle modalità più varie, i primi 24 giorni di dicembre che precedono il Natale.

Le origini sono da attribuirsi ai popoli protestanti: nelle famiglie c' era l' abitudine di appendere 24 disegni e di toglierne uno al giorno. Oppure si affiggeva alla parete un enorme disegno, diviso in 24 riquadri e i bambini erano incaricati di colorarne uno al giorno; altra usanza era quella di suddividere una grande candela in 24 tacche e di farne consumare una al dì, magari nel momento della giornata in cui la famiglia era riunita intorno al desco.

Sembra che la stampa del primo calendario dell' avvento avvenne in occasione del Natale 1905 in Amburgo. Da allora l' usanza si diffuse a macchia d' olio in tutti i paesi tedeschi ed oggi direi in tutto il mondo per la gioia di grandi e piccini.

giovedì 11 dicembre 2008

Stille Nacht (Silent Night) German - Sing Along

Ci sono innumerevoli versioni in tutte le lingue di questo inno natalizio.
Questa è l' originale, quella tedesca che io prediligo:
Il connubio tra i suoni duri della lingua germanica con la dolcezza infinita della composizione, a me fa sempre un certo effetto.

Prossimamente la storia di "Stille Nacht".