Responsabilità personale. Questa è la parola d'ordine.
lievemente alleggerite le restrizioni, qualche concessione, ripresa di alcune attività lavorative, funerali.
Mi perplime l'indignazione degli alti prelati.
Nessuna violazione della libertà di culto per me.
Forse perché non sono praticante e osservante al 100%. Penso invece che l'assenza si possa religiosamente abitare; ho visto, ma non penso di essere la sola, la potenza racchiusa nel silenzio e nel vuoto.
Non posso dimenticare la benedizione urbi et orbi del 27 marzo, quell'uomo dalle bianche vesti, solo, claudicante, sotto la pioggia fitta e sottile che si avvia lungo le scale verso l'altare; in una piazza irrealmente vuota, con il peso di tutta l'umanità. Un'immagine potentissima dall'eco profonda. In quella piazza c'era raccolto il mondo intero seppur vuota. Quanta religiosità in quella solitudine.
Non posso altrettanto dimenticare l'altra solitudine, quella civile di un altro rappresentante che si avvia verso l'Altare della Patria a rendere omaggio agli iniziatori del lungo processo di Liberazione cui tutti ci siamo sentiti chiamati.
Con queste divagazioni intendo affermare che ogni mancanza può essere tranquillamente essere vissuta come un'opportunità, come un' occasione di incontro in altra dimensione, come una comunione complementare a quella della fisicità.
Il funerale sì le messe no. Non è contrddittorio secondo me.
Il funerale è un rituale profondo che scandisce il tempo del passaggio finale. Trovo significativo che sia stato reintrodotto, sebbene in forma restrittiva perché qualsiasi passaggio va comunitariamente abitato, a maggior ragione quello, la sintesi della vita. Esso ristabilisce legami , rinsalda gli animi pur nella sua mestizia, conforta i famigliari.... E non c'è possibilità di rinvio.
lievemente alleggerite le restrizioni, qualche concessione, ripresa di alcune attività lavorative, funerali.
Mi perplime l'indignazione degli alti prelati.
Nessuna violazione della libertà di culto per me.
Forse perché non sono praticante e osservante al 100%. Penso invece che l'assenza si possa religiosamente abitare; ho visto, ma non penso di essere la sola, la potenza racchiusa nel silenzio e nel vuoto.
Non posso dimenticare la benedizione urbi et orbi del 27 marzo, quell'uomo dalle bianche vesti, solo, claudicante, sotto la pioggia fitta e sottile che si avvia lungo le scale verso l'altare; in una piazza irrealmente vuota, con il peso di tutta l'umanità. Un'immagine potentissima dall'eco profonda. In quella piazza c'era raccolto il mondo intero seppur vuota. Quanta religiosità in quella solitudine.
Non posso altrettanto dimenticare l'altra solitudine, quella civile di un altro rappresentante che si avvia verso l'Altare della Patria a rendere omaggio agli iniziatori del lungo processo di Liberazione cui tutti ci siamo sentiti chiamati.
Con queste divagazioni intendo affermare che ogni mancanza può essere tranquillamente essere vissuta come un'opportunità, come un' occasione di incontro in altra dimensione, come una comunione complementare a quella della fisicità.
Il funerale sì le messe no. Non è contrddittorio secondo me.
Il funerale è un rituale profondo che scandisce il tempo del passaggio finale. Trovo significativo che sia stato reintrodotto, sebbene in forma restrittiva perché qualsiasi passaggio va comunitariamente abitato, a maggior ragione quello, la sintesi della vita. Esso ristabilisce legami , rinsalda gli animi pur nella sua mestizia, conforta i famigliari.... E non c'è possibilità di rinvio.