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giovedì 24 settembre 2020

Il primo giorno di scuola in tempo di Covid

Nella mia regione oggi le scuole riaprono i battenti.

Una riapertura diversa, singolare, dopo ben sette mesi di chiusura.

la notte precedente la riapertura è sempre stata insonne, fino all'ultimo anno di servizio. Era un tripudio di emozioni che tenevano a bada l'amato Morfeo. Entusiasmo alle stelle al solo pensiero di rivedere gli alunni o di conoscerne di nuovi. Aggiungo il grande piacere dell'incontro con le colleghe con le consuete brevi chiacchierate prima di cominciare.

Questa volta, alle emozioni di sempre, si sarebbe aggiunto un sentimento dominante, il senso della precarietà e dell'incertezza.

Ecco uno degli innumerevoli lasciti del Covid 19: il senso di precarietà, la non certezza, l'impossibilità di sapere o prevedere cosa sarà, fino a quando e come.

Tutto fino ad ora è stato scoperto e compreso solo vivendo; e così sarà per altri mesi; quanti? non è dato saperlo né prevederlo.

La precarietà è un elemento insito nella vita stessa, indipendentemente da questo covid. E' che ci siamo disabituati a pensare alla sua invisibile presenza. Ci si è mossi sempre con estrema sicurezza, come se l'imprevedibile o l'imponderabile non ci riguardasse. Talvolta a livello privato o personale uno scossone fuori programma ce lo ha ricordato, ora lo scossone è planetario. Pervade tutti i settori. Situazione non semplice che impone la gestione di tale complessità, volenti o nolenti; direttamente o indirettamente.

Agli insegnanti tutti e alle mie colleghe in particolare auguro il dominio di tutte le incognite del momento, focalizzando solo i problemi del qui ed ora, con una progettualità che non vada oltre le 24 ore, possibilmente con inventiva e creatività e con quel pizzico di ironia che conserva il sorriso e la serenità. 

Credo che tale senso di precarietà, così a lungo vissuto, si insinuerà nella nostra sfera valoriale e ci renda persone migliori, anche se a un prezzo elevato.


8 commenti:

  1. Mi unisco anch'io all'augurio che fai nel tuo post augurio che anch'io ovviamente faccio a tutte e tutti voi insegnanti, Avete un anno difficile e siete lasciate e lasciati soli come sempre ma quest'anno con un nemico invisibile in più.

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    1. Certo Daniele, un nemico in più e mille variabili da gestire. Io sono in pensione da un anno, ma continuo a vivere una vita parallela oltre a quella reale quotidiana.
      Grazie e buon fine settimana.

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  2. Sottoscrivo tutto. La scuola è fondamentale per gli individui e per la società e dovrebbe essere amata da ragazzi, genitori, insegnanti e governanti. Troppo spesso invece è campo di battaglia dove gli altri sono considerati nemici o intralci ai propri desideri. Come si fa a insegnare ai ragazzi la bellezza della convivenza in classe se intorno ci sono tanti conflitti e tanti parlano male degli altri? Tristissimo e diseducativo.

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    1. Giorgio, ne so qualcosa, anzi molto, vissuto sulla mia pelle. E' un lavoro difficile. Ti ringrazio per la testimonianza del tu pensiero. Buona domenica.

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  3. Non è facile gestire la situazione.
    Saluti a presto.

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  4. Che bel post. Lucido e franco. Concordo con il senso di precarietà che, forse la prima volta a livello globale, ci ha avvolto tutti. E ci ha trovato fragili e impreparati. Scoperti. Mi unisco al tuo augurio. Sono solo più scettica riguardo l'idea che riusciremo a diventare migliori dopo questa prova. L'animale uomo non cambia mai.

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    1. "L'animale uomo non cambia mai"
      E'supervero.
      Ma l'abitudine reiterata nei mesi fa la sua parte; s'insinua nei nostri automatismi, e in questo confido.
      Un abbraccio e grazie.

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