"Il plurale maiestatis o plurale maiestatico (dal latino pluralis maiestatis, plurale di maestà) è, nella lingua parlata o scritta, il riferirsi a sé stessa della persona che parla o scrive, usando la prima persona plurale anziché singolare.
Quest'uso, già diffuso nell'antica Roma (è per esempio la forma principale usata nelle opere autobiografiche di Marco Tullio Cicerone), è rimasto nella tradizione di molti paesi come modo d'espressione formale soprattutto di sovrani e papi (da cui il nome "maiestatico"), in quanto adatto all'immagine istituzionale, e quindi anche astratta e corale, associata a questi ruoli.
Oggi il plurale maiestatis ha perso quasi ovunque la sua valenza formale (fu Papa Giovanni Paolo I a mettere fine al suo uso nella Chiesa cattolica nei discorsi pubblici, anche se esso è tutt'ora in uso negli scritti ufficiali in lingua latina) e rimane soprattutto come espediente retorico (non raramente con intenti umoristici o ironici)."
Aggiungo, e ciò è esplicitato anche dalle virgolette del titolo del post, che il parlare in prima persona plurale (noi) anziché in prima persona (io), oggi, nel parlato quotidiano e nel parlato-scritto, tipico degli ambienti di rete, non ha nulla a che fare con l' uso originario (il noi riferito solo a me che parlo)..
E' un' abitudine, forse neppure tanto consapevole, che nasconde la tendenza a non volersi esporre in prima persona, in quanto il contenuto del parlato è troppo forte per assumersene da soli la piena responsabilità; è come se dicesse subvocalmente:
-Guarda che non sono il solo a pensarlo; io sono un semplice portavoce che condivide questo pensiero
-Non te la prendere con me, non lo dico solo io...
- Oppure, questo è il top, io lo dico, ma sarete tu ed altri a farlo.
Qualche volta si fa con fini ironici o umoristici, come recita wikipedia, ma in ogni caso, quel sentirmi coinvolta senza condivisione, volutamente o involontariamente, semplicemente mi disturba un po'..
Papa Luciani, il papa del sorriso, dopo il conclave che lo elesse, pubblicamente ebbe a dire:
-Ieri mi sono recato alla cappella Sistina tranquillamente, come un curato di campagna...-abrogando la regola del "noi" usata e abusata fino ad allora e forse , con questa frase iniziale entrò nel cuore di tutti.
Io uso sempre la prima persona a ribadire che io dico ciò che penso io, e che penso quello che dico io.
Superfluo? Semplice? Scontato?
Eppure quando lo faccio notare, nel modo più pacato possibile, noto irrigidimenti senso di offesa e disappunti, senza riletterci almeno un po', con la stessa pacatezza e tranquillità...
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