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domenica 13 gennaio 2019

Fabrizio De André vent'anni dopo

Avevo iniziato il mio post in altro modo, ma la lettura di questo intervento su Facebook mi induce ad altra scrittura:

"Quando morì De Andrè, le mie maestre ci fecero ascoltare Il pescatore. Ci appassionammo così tanto che portammo il CD in gita e cantammo tutto il tempo. Mamma se lo ricorda e dice che era uno spettacolo così strano, venticinque bambini di dieci anni che in pullman cantano canzoni che parlano di puttane, assassini e diseredati.

La maestra ci raccontò anche che andava nei bar a Genova più malfamati, che faceva amicizia con i tossici e i delinquenti, sempre con la chitarra in ma
no. Sono passati vent'anni, e anche se Il pescatore ha un posto speciale nel mio cuore, in seguito ho ascoltato tutto e ho capito molto di più di quanto potessi fare a dieci anni. La chiave però era sempre la stessa: raccontare con la grazia che solo lui riusciva ad usare, situazioni e persone disgraziate, restituendo loro la dignità che non avevano nella società. Ed è come se fosse nato per questo, che non potesse fare altrimenti: 'È bello che dove finiscano le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra'.

Venti anni che è morto, venti anni che lo ascolto.
Questa è la mia sua preferita dal mio suo album preferito."





Le maestre siamo noi: io e Teresa (anche lei ascoltatrice di De André) con la quale insegnavo in una scuola a tempo pieno in quinta A.
La mia risposta su FB:
 "Lo scopo era questo, Maira, gettare un seme che ero sicura germogliasse, almeno in qualcuno. Voi avete cantato "Il pescatore", "Fiume Sant Creek" (ricordi il nostro Carnevale a tema dopo Balla coi Lupi e l'abbinamento con questo canto?) e "La guerra di Piero". Sempre vicino agli ultimi il grande Faber! Lui, di ceto alto-borghese, sempre in direzione ostinata e contraria.

 La passione è contagiosa!!!

 Un malato di cuore è struggente e di una delicatezza infinita. Il mio scopo è la diffusione di tanta "smisurata" grandezza; riascoltandolo intelligo nuovi contenuti e nuovi messaggi, come accade con qualsiasi opera d'arte. L'ho ascoltato e cantato ieri sera al Cinema Teatro Massimo attraverso la passione di Antonello Persico, altrettanto, il 13 dicembre scorso dalle note dei Notte Fonda; a Dio piacendo, lo ascolterò in aprile dalla PFM. Grazie Maira! La tua testimonianza, venti anni dopo, mi riempie il cuore"

Quello fu un ciclo scolastico particolare, alla soglia del 2000: erano alunni di una maturità pazzesca; ricordo che affrontammo di tutto: questioni politiche, sociali, economiche. L'abbinamento italiano/storia ci fece andare molto lontano. 

16 commenti:

  1. Cara Graziana, pensa che io la suono con la chitarra e i bambini fanno il coro: la la la la la la la la la la la la la la la la.
    sinforosa

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    1. Ma che meraviglia!!!!! Grazie. Uno dei miei crucci: non aver imparato uno strumento, la chitarra in particolare. Bravissima!!!

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  2. De André. E' bello il ricordo, proficue le iniziative che fan ripartire il messaggio sociale che ha lasciato e ogni tanto riscopriamo ma... che ne facciamo di quel seme che ad ogni ascolto ci torna in mano? Lo gettiamo via... in fondo è così salvifico e naturale il gesto.
    Scusa se ho messo nel piatto un aspetto della rievocazione così poco romantico.
    Buona domenica.

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    1. Ciao. Non c'è di che scusarsi. Il suo è pensiero forte. E' poesia. Il seme germoglia nel singolo. E dal singolo partono le rivoluzioni e i mutamenti che poi sono contagiosi.Incidere nella sfera valoriale, questo per me è la funzione di quel seme, se non incide lo si butta, semplicemente non germoglia. Se incide, si mette in pratica per quel che è sossibile. E non solo nel ventennale della sua morte. Almeno questo è il mio pensiero. Grazie e buona domenica anche a te.

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    2. La mia frase del "gettare via" era ironica. Il mio commento era teso a sottolineare come la prima responsabilità sia individuale.
      Ciao.

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    3. Certamente. Rafforzavo l'idea. Grazie di nuovo. Buona serata.

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  3. Mi hai fatto tornare in mente una bambina che ad uno spettacolo in ricordo di De Andrè chiese forte "mamma ma come fa a vendere a tutti la stessa rosa?"

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  4. Le sue canzoni sono sempre attuali.
    Sereno giorno.

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  5. Un grande maestro di vita così come voi due che lo avete fatto ascoltare a ragazzini dando loro la possibilità di germogliare passione, amore per la musica e senso di equità e giustizia.

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    1. Grazie Daniele,la passione è questa in fondo: trasmettere ciò che si ama.

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  6. E' certo che le canzoni di De André non erano sicuramente commerciali. Eppure hanno fatto un grande successo, ci hanno aiutato a comprendere che bisogna essere aperti verso gli altri e di amare il più possibile i non fortunati. Purtroppo oggi è tutto il contrario, si lasciano morire degli esseri umani in pieno Mediterraneo o sulle autostrade che portano in Inghilterra. Scusa il pessimismo del mio commento,ma è quello che sento in questo periodo di instabilità europea. Un abbraccio.

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    1. Hai perfettamente ragione caro Elio. Chisà cosa avrebbe scritto e cantato se fosse statao contemporaneo a questa realtà.

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