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giovedì 14 ottobre 2010

Il mimo

Oggi con il termine mimo, siamo soliti indicare una statua vivente.
Chi non ne ha fatto esperienza ...
Negli angoli delle piazze e lungo le strade più affollate delle nostre città, così come nei centri commerciali, sbucano improvvisamente, destando anche per un attimo, la meraviglia e la curiosità dei passanti: qualcuno prosegue frettoloso, altri si soffermano rapiti, attenti a percepire un piccolo movimento che non traspare quasi mai, tranne che per un rapido "grazie" a chi lascia acadere un obolo nel suo cappello o nello svuotatasche poggiato a terra.

Il mimo: un termine che ha visto slittare il suo significato originario nei rivoli dei vari contesti fino a quello attuale.
Ma chi era il mimo nel passato...
Al tempo degli aedi e dei giullari, quando la cultura era tramandata solo oralmente, il mimo faceva parte degli artisti intrattenitori del popolo radunato nelle piazze e, con una sequenza di azioni, "mimava" un racconto, un evento straordinario, le gesta di un personaggio ...

E' una forma teatrale senza voce, dunque; la stessa che scivolò nella prima pellicola cinematografica: il cinema muto.

Ma chi si cela dentro la statua vivente di oggi?

Io sono tra coloro che si soffermano incantati; cerco di scrutare i loro pensieri più profondi.
Ma chi sei ... Un clochard? Un professionista? Un disoccupato?
La tua è una maschera che cela la tua vera identità, una maschera fisica, tangibile, molto più evidente di quella invisibile e poliedrica che ognuno di noi indossa nel grande teatro che è il mondo ...

Per me sei prima di tutto un artista ... Nella tua mimesi ti sottrai ai condizionamenti della società: forse non ne accetti le regole e pertanto volontariamente ti collochi ai suoi margini.
Oppure è lei, la società indifferente che non ti ha compreso, che non ti ha accolto e dunque tu ti adatti per sopravvivere, senza adeguarti ...O ancora il tuo stipendio non è sufficiente a sbarcare il lunario e così sfrutti un tuo talento nascosto per arrotondare i tuoi introiti...

Chiunque tu sia, cara statua vivente, tu mi affascini e ti ringrazio per farmi sognare, perché quando ti incontro mi restituisci gli occhi innocenti e benevoli di un bambino...


(lo scatto è di mio figlio Cristian; Como, mi pare ...)

4 commenti:

  1. Anche io sono affascinata dai mimi. Mi incantano i loro occhi, fissi, sguardo davanti a loro nel vuoto, sembrano vuoti eppure pienissimi di storie e sentimenti, lontani dalla realtà ma allo stesso tempo carichi di malinconia. Sono attori bravissimi, capaci di restare immobili per tempi molto lunghi, eppure snobbati dalla maggioranza.

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  2. Sì, è vero, carichi di malinconia, come il clown: il filo tra comico e drammatico è sottilissimo, impalpabile, se non inesistente...

    Grazie del passaggio, carissima, e buona giornata ...

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  3. La capacità di stare fermi mantenendo la posizione! Penso a quanto ci muoviamo sempre, spesso freneticamente, ansiosamente. Pare che abbiamo dimenticato la possibilità di affrontare le cose anche meditandoci sopra, lasciando trascorrere il tempo necessario prima di agire, ascoltandoci dentro profondamente per capire cosa siamo veramente e cosa vogliamo veramente fare.
    Lo stare fermi è generalmente disprezzato ma è il necessario polo opposto dell'agire.
    D'altra parte, quando si sta veramente bene con una persona, il massimo è stare fermi insieme, magari abbracciati, e in quei momenti non è che non si sta facendo niente, anzi, sono i momenti in cui i sentimenti possono circolare più liberamente e con più forza.
    Bello il tuo blog. Ti ho lasciato qualche commento anche nei post precedenti.
    Giorgio

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  4. @giorgio
    Desidero innanzi tutto ringraziarti per l' attenzione che hai riservato a questo blog e per esserne diventato lettore:)

    Il tuo commento inoltre, è un valore aggiunto, un post nel post: allo stare fermi come atteggiamento di riflessione profonda, opposto al movimento frenetico che induce all' esatto contrario, non ci avevo pensato, almeno non in questa sede ...

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