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sabato 13 dicembre 2008

Da figli di Gutenberg a immigrati digitali

- Piacere, Lorenzo, saprebbe dirmi a che ora parte l’ autobus per Francavilla?

- Molto lieta, Marzia, anch’ io sono diretta a Francavilla al mare, al massimo tra 5/6 minuti dovremmo partire.

Seguono scambi di opinioni sulle stranezze del tempo, informazioni sulla propria occupazione , sugli interessi , sul tempo libero…Ecco finalmente la linea 1, stranamente semivuota per cui i neoamici trovano posto a sedere, uno a fianco all’ altro avendo così l’ opportunità di continuare il dialogo che ad un certo punto scivola su una questione:

- Senti Lorenzo, non parlarmi di luoghi virtuali, di e-learning, di multimedialità, di computer. Io detesto caldamente questa roba; posso vivere tranquillamente come se tutto ciò non fosse stato inventato. Già la vita relazionale è ridotta all’ osso con il ritmo frenetico della vitaccia che facciamo; questo ci mancava ... per isolarci ancora di più!

- Ohi ohi! Mi dispiace Marzia, ma qui non andiamo proprio d’ accordo. Dimmi pure se posso dirti le mie motivazioni, altrimenti cambiamo pure discorso…non c’ è problema … :-)

- Le ascolto per educazione le tue ragioni, ma non c’ è nulla da fare: sono troppo sicura delle mie cose. Io sto bene negli incontri in presenza; le persone devo guardarle negli occhi, devo “leggere” la postura del lcorpo, la gestualità delle mani, il tono di voce. Cosa resta di un rapporto interpersonale, di qualsivoglia natura, se prescindi da tutto questo?
E cosa c’ è di più bello dell’ approccio sensoriale con un libro, che puoi sfogliare, rileggere, sottolineare, sul quale puoi aggiungere glosse marginali; puoi leggerlo anche a letto e poggiarlo sul comodino quando ti si appanna lo sguardo: sicuramente tutto questo ti è negato dal computer!
Cosa c’ è di più voluttuoso della tua stilo che scorre, annota, mappa, sintetizza?
Al confronto che cos’ è quel foglio asettico e freddo di videoscrittura?

- Marzia, mi poni un sacco di quesiti, la risposta sarebbe lunghissima, ma, sai una cosa?
Il tuo parlare mi sta richiamando reminiscenze scolastiche … Hai un po’ di tempo?
Avrei un ancoraggio che fa per te.
Possiamo prendere un caffè presso uno stabilimento?
L’ argomento mi appassiona molto…ma non ti voglio convincere sai…
Ti voglio semplicemente dire come la penso io, nel pieno rispetto della tua opinione …

- Ok … d’ accordo…

- Dunque, negli anni gloriosi del liceo, il mio prof di filosofia si infischiava altamente del manuale, sommergendoci di fotocopie; diceva che quello, il manuale, esprimeva il punto di vista del suo autore. Noi, secondo lui, dovevamo farci le nostre idee, costruire i nostri punti di vista, leggendo direttamente il filosofo, e poi: dibattiti, conversazioni, ricercazione, ricerca-azione appunto … un grande, quell’ uomo …veramente…e dire che gli abbiamo dato del pazzo, del pirla ...

Quella volta toccò a Platone.

Si leggeva nel “Fedro” che quando Hermes inventò la scrittura, presentò il suo progetto al Faraone come un sistema straordinariamente efficace che avrebbe consentito agli uomini di rafforzare la loro memoria, per poter conservare inequivocabilmente nel tempo, tutto quello che fino ad ora erano stati costretti a tenere a mente.

Hermes si aspettava segni di entusiasmo e approvazione, ma il faraone si fece scuro in viso e disse semplicemente:

“ …la memoria è un gran dono che si dovrebbe conservare con l'esercizio continuo. Con la tua invenzione, la gente non sarà più obbligata ad allenare la memoria. Essi ricorderanno le cose non grazie ad uno sforzo interiore, ma ad una mera virtù di un mezzo esterno.”

In verità, mia cara, il faraone esprimeva una paura antica quanto il mondo: la paura del nuovo, quello che destruttura le certezze costituite, che prevede una revisione e una ristrutturazione, all' insegna dell’ incertezza.

E’ fuor di ogni ragionevole dubbio che la memoria non è stata narcotizzata dalla scrittura e tantomeno dalla stampa; sappiamo benissimo che comunque i libri non solo l’hanno allenata, ma addirittura, l’ hanno potenziata: almeno su questo sei d’ accordo, vero?

Marzia era inebetita, il velo di Maya si stava disvelando, iniziava la sua crisi cognitiva…

-Lorenzo … ma che vuoi dirmi, che io ho paura delle novità? Che mi vado ancorando alle certezze perché temo di mettermi in gioco?

- Tu lo dici … non io. Spesso lo facciamo senza rendercene conto; cerchiamo argomentazioni plausibili dietro le quali ci trinceriamo, ma così facendo, ci neghiamo delle opportunità, rinunciamo a priori ad esperienze nuove che potrebbero arricchirci, potenziarci nell’ intelligenza, nella relazionalità, nel lavoro, nell’ organizzazione.

Dài, Marzia, bevi quel caffè, anche in piena estate è buono caldo … Ti ho messa in crisi, mi dispiace, chi me lo avrebbe mai detto … stamattina ero uscito per ben altri motivi …
Sia ben chiaro, non sono un santone e non ho certezze da rivelare.
Ho semplicemente eliminato dal mio stile cognitivo la contrapposizione antitetica; non penso più in termini di aut aut( o/o): esiste anche il vel (e/o), che non prevede esclusioni, ma rapporto dialettico.

E se io ci sono arrivato, lo devo proprio al prof di filosofia, e, il bello è che me ne rendo conto proprio ora, parlando con te; quindi anche tu mi sei stata di stimolo in questa metacognizione.

Ti risulta forse che l’ invenzione dell’ automobile ha eliminato la bicicletta? Non ti sembra che quest’ ultima ha continuato nel tempo il suo potenziamento tecnologico? E che l' una non esclude l' altra?

- Sì, ma ora che faccio?! Da dove inizio?! :-(

- Mannaggia ... domani riparto Marzia, sono un isolano, ma proprio in coerenza con quanto detto, considero l’ isola luogo di incontro piuttosto che luogo di separazione; ti lascio il mio indirizzo, quello civico per ora...
Se tu vorrai, ti condurrò per mano, perché grazie a quello che definisci “mondo virtuale”, posso farlo anche a distanza … Poi toccherà a te, perché, bada bene, condurre per mano significa, parlando per metafora, che ti offro mappe, bussole ed astrolabio, ma la protagonista del tuo percorso sarai tu ... intendi vero?! :-))

Chi fosse pervenuto fin qui, rinunciando eroicamente ad alcuni diritti del lettore, è informato che questo gioco di ruolo trae spunto dall' articolo di Umberto Eco Da Internet a Gutemberg.

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