Martedì scorso pranzo con due amiche ex colleghe per raccontare e raccontarci: lo so, la quotidianità di un'insegnante ha un potere così tanto assorbente che è capace di mandarti a casa completamente svuotata, le essenziali incombenze della vita familiare e poi solo bisogno di ricaricare le pile.
Le penso sempre le mie colleghe, tutte; sono ancora tanto partecipe di quella vita che mi ha presa per oltre 40 anni. So qual è l'occupazione dominante del momento, l'ingerenza dell'aspetto burocratico; le penso sul traffico cittadino sotto la pioggia e il freddo mentre io posso restare al calduccio: continuo a vivere col pensiero una vita parallela.
Col sorriso però, una partecipazione empatica ma senza coinvolgimento emotivo, senza rimpianti. Me ne compiaccio, non pensavo di esserne capace, dopo la sofferenza cupa del distacco di fine anno scolastico.
Sapevo benissimo che l'ultimo martedì dell'anno è il rientro per i brindisi e per gli auguri corali in interplesso, con la preside e tutto il personale ATA. Partecipano anche le pensionate che desiderano farlo. Io avevo deciso che non sarei andata. Quando si chiude si chiude, senza via di mezzo, dicevo a me stessa. Invece no, su invito di Franca e Roberta rompo questo schema. Vado!
Arrivo con 5 minuti di ritardo, ma arrivo. Cappotto rosso, come le bacche mature del pungitopo e dell'agrifoglio. Sento l'affetto profondo, l'accoglienza, il piacere reciproco del rivedersi. Una voce unanime:
- C'hai fatto!?!? Sei più bella!!! Sei radiosa ... Ringiovanita!
- Qual'è il tuo desidero di questo istante?
- Ritornare in classe per una settimana!
- Vieni in classe mia! Ho da preparare una socializzazione di fine anno. Vienila a conoscere la mia prima.
- Ma hai in mente cosa fare?
- No! Deciderai tutto tu!
Non rispondo. Mi spiazza. In realtà pensavo ai miei ragazzi di quinta che ho lasciato: fare lezione senza l'assillo degli obiettivi, per il piacere di stare con loro come non ci sono mai stata. Ho giocato, organizzato laboratori, circle time, giochi di ruolo e tanto ma tanto ma tanto ancora: ma erano ancoraggi a "cose" che avevo in testa.Ora farei tutto con pura follia: senza mappe mentali..
Decisamente non con la responsabilità di un impegno, non ne sarei più capace.
Mentalmente ho chiuso. Guardo altrove: volontariato all'oncoematologia pediatrica, apicultura, corso di cucito, coro, spettacoli, viaggi... Incontri trascurati: amiche e amici, cugine, neopensionate. Incontri occasionali di strada: alla pensilina dell'auto, in Corso Umberto, in Chiesa, in ultimo ma in reatà in primis, la mia Famiglia!
Ho dato, ora coltivo altre passioni. Non ho tempo da perdere.
Le penso sempre le mie colleghe, tutte; sono ancora tanto partecipe di quella vita che mi ha presa per oltre 40 anni. So qual è l'occupazione dominante del momento, l'ingerenza dell'aspetto burocratico; le penso sul traffico cittadino sotto la pioggia e il freddo mentre io posso restare al calduccio: continuo a vivere col pensiero una vita parallela.
Col sorriso però, una partecipazione empatica ma senza coinvolgimento emotivo, senza rimpianti. Me ne compiaccio, non pensavo di esserne capace, dopo la sofferenza cupa del distacco di fine anno scolastico.
Sapevo benissimo che l'ultimo martedì dell'anno è il rientro per i brindisi e per gli auguri corali in interplesso, con la preside e tutto il personale ATA. Partecipano anche le pensionate che desiderano farlo. Io avevo deciso che non sarei andata. Quando si chiude si chiude, senza via di mezzo, dicevo a me stessa. Invece no, su invito di Franca e Roberta rompo questo schema. Vado!
Arrivo con 5 minuti di ritardo, ma arrivo. Cappotto rosso, come le bacche mature del pungitopo e dell'agrifoglio. Sento l'affetto profondo, l'accoglienza, il piacere reciproco del rivedersi. Una voce unanime:
- C'hai fatto!?!? Sei più bella!!! Sei radiosa ... Ringiovanita!
- Qual'è il tuo desidero di questo istante?
- Ritornare in classe per una settimana!
- Vieni in classe mia! Ho da preparare una socializzazione di fine anno. Vienila a conoscere la mia prima.
- Ma hai in mente cosa fare?
- No! Deciderai tutto tu!
Non rispondo. Mi spiazza. In realtà pensavo ai miei ragazzi di quinta che ho lasciato: fare lezione senza l'assillo degli obiettivi, per il piacere di stare con loro come non ci sono mai stata. Ho giocato, organizzato laboratori, circle time, giochi di ruolo e tanto ma tanto ma tanto ancora: ma erano ancoraggi a "cose" che avevo in testa.Ora farei tutto con pura follia: senza mappe mentali..
Decisamente non con la responsabilità di un impegno, non ne sarei più capace.
Mentalmente ho chiuso. Guardo altrove: volontariato all'oncoematologia pediatrica, apicultura, corso di cucito, coro, spettacoli, viaggi... Incontri trascurati: amiche e amici, cugine, neopensionate. Incontri occasionali di strada: alla pensilina dell'auto, in Corso Umberto, in Chiesa, in ultimo ma in reatà in primis, la mia Famiglia!
Ho dato, ora coltivo altre passioni. Non ho tempo da perdere.
Leggendo questo post mi ci ritrovo. Più di quarant’anni nella scuola dell’infanzia, un lavoro meraviglioso, fatto con immensa passione, ieri ero là e di tanto in tanto vado per raccontare una favola, per chiacchierare con i bambini. Anch’io vivo la vita della scuola da casa, è più forte di me, ma rimpianti no, assolutamente no. È un nuovo tempo per nuove avventure. Buone cose e saluti belli.
RispondiEliminasinforosa
Grazie mille per il riscontro. Ma anche tu in pensione? Ti pensavo ancora in servizio.
EliminaSulla stessa lunghezza d'onda comunque.Abbiamo dato.
Che bel post,Tiziana.Vivace,allegro,quasi troppo per non leggerci un qualche momento, passeggero,di rimpianto.Non ho esperienze su questo argomento ma sento parlare le amiche,ed è vero che insegnanti si è per sempre,quando si è fatto il lavoro con passione e interesse.Giusto e bello poter coltivare altri interessi,perchè la vita continua,oltre il lavoro programmato,gli orari,gli impegni assillanti.Buoni giorni e buone nuove avventure..
RispondiEliminaGrazie Chicchina. In verità mi mancano le relazioni, quelle del quotidiano: il caffè al bar prima di cominciare, la chiacchierata all'atrio appena giunte, prima di cominciare la giornata. I silenziosi sorrisi e saluti d'intesa. Questo non posso negarlo. Però ho chiuso, mia cara. Non si può restare ancorati. Ho pianto tutti i giorni da maggio a luglio: sempre il magone, non potevo parlarne. Pensavo di beccarmi una bella depressione tanto mi è costato il distacco. Poi non so, d'incanto un entusiasmo nuovo, una diversa voglia di vita. Ho regalato tutti i miei strumenti del mestiere. Fatto spazio anche concretamente. Mi sono lasciata qualcosa soltanto, ma perché so che non sarebbe utilizzata e allora resta nel mio scaffale per chi ne avesse bisogno in futuro.Giorni belli per te!
EliminaLe cose più belle della vita non si trovano sotto l’albero, ma nelle persone che ti stanno vicino nei momenti speciali.
RispondiEliminaBuon Natale!
Grazie mille Giancarlo. Buon Natale anche a te. Teniamoci stretto questo bell'augurio: coltiviamo le nostre relazioni, i nostri doni imperituri
EliminaChe bel post, Graziana. Godi pienamente di quello che per forza di cose hai dovuto trascurare. E' ora di riprenderti il tuo tempo. Ti abbraccio forte.
RispondiEliminaGrazie Sonia. Leggo ora il tuo commento, ma è quanto mai gradito ed attuale!
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