avviso

Alcune immagini contenute in questo blog sono state reperite dalla rete, ove non espressamente indicato il diritto di autore.
Tuttavia, se qualcuno rivendicasse diritti di proprietà, può segnalarlo al mio indirizzo e-mail: provvederei alla immediata rimozione delle immagini stesse.



venerdì 21 ottobre 2011

La morte del raìs

Non riesco a gioire della sua morte, né riesco ad esultare col giovanissimo ribelle che ostenta la pistola d'oro, ormai inutile per il dittatore senza vita...

Provo solo amarezza: possibile che la storia non insegni nulla?
In ogni dittatura c'è un momento in cui il popolo non riconosce più il padrone assoluto che abusa del potere con ogni mezzo. Quando un popolo giunge a tale consapevolezza è disposto a tutto, pur di rovesciare quel potere;  è solo questione di tempo. Basta guardare il passato recente oltre al passato remoto.

Perché non leggere i segni premonitori di tale ribellione ed andarsene pacificamente ...

In aprile alludevo a Gheddafi con un brano di Augusto Daolio in questo post.

7 commenti:

  1. Di una morte è difficile gioire, poteva risolversi in altro modo. Forse. Certo che lui, nei suoi deliri, ha fatto di tutto per arrivare a quel punto

    RispondiElimina
  2. Vero, la morte ci presenta inermi, impotenti, spodestati ... Solo per questo, non si può gioire neppure di chi ha sprezzato la vita e le vite altrui ...
    La storia si ripete.

    Grazie e buona giornata.

    RispondiElimina
  3. Grazie per il tuo commento, Graziana!
    Quanto alla fine di Gheddafi, sono perfettamente d'accordo con te.E' vero, bisognerebbe imparare dalla storia...quante rivoluzioni iniziate per una giusta motivazione sono finite con delle atrocità indicibili?
    E in quale altro modo vogliamo definire quello che è successo in Libia?
    Sinceramente non riesco a vedere la differenza fra il tiranno e il suo boia.
    A presto,
    Rosa

    RispondiElimina
  4. Solo l'amarezza mi coglie nel vedere e sentire con quanto accanimento gli esseri umani portano in piazza il loro scontento...il loro estremo dissenso...nemmeno alla luce di questo finire s'è spenta la rabbia che è nata e cresciuta nell'ombra ...per poi, alla prima occasione esplodere in tutta la sua bruttura che rasenta una cattiveria al limite dell'umano pensiero.
    Ti seguo Graziana...sereno divenire nel giorno..
    dandelìon

    RispondiElimina
  5. @dandelìon: grazie e benvenuta tra queste pagine.
    Il boia e il tiranno, come dice Rosa, si confondono accomunati dalla stessa spietatezza.

    RispondiElimina
  6. Ci sarebbe tanto da dire. Soprattutto sulla natura degli uomini che osannano un governante invitandolo in Italia con la sua tenda e le sue amazzoni e poi appena il vento cambia lo bombardano.

    Come scriveva il Re Davide: "Dio mi scampi dagli uomini". Se il Rais si fosse fidato di meno, se fosse stato un uomo più di guerra e avesse creduto di meno agli occidentali, sarebbe ancora lì. Come Stalin che non abbassò mai la guardia, la sua paranoia e la sua spietatezza lo misero al sicuro. C'è anche molta sfortuna. Se non ci fossero stati i moti in Tunisia un po' di tempo prima, quelli che hanno fatto fare a Sarkozy la figura dell'asino che si vede passare la storia davanti e non la vede, non avrebbe cercato una rivincita in Libia.

    E i media italiani che parlavano delle amazzoni, le guardie del corpo, dove sono adesso, tutte sposate? Oppure in quel periodo non avevano nulla da scrivere e davano in pasto al popolo bue le curiosità inutili?

    Con quel "dittatore" i nostri "leader" danzavano allegramente, gli hanno anche copiato il bunga bunga. Meno male che non seguo le "notizie", perderei solo tempo.

    RispondiElimina
  7. Per carità...Mi trovi d'accordissimo in tutto:
    dalla premessa alla conclusione del tuo commento. Anch' io aborro i media per i tuoi stessi motivi. Grazie e buona giornata.

    RispondiElimina