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domenica 15 maggio 2011

Piero Calamandrei: 11 febbraio 1950 - Discorso in difesa della scuola pubblica


"Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"



Piero Calamandrei ragionava per ipotesi, in astratto, lo dice lui stesso, e tutto il discorso si contestualizza nel fronte di defascistizzazione che la scuola pubblica e i suoi legislatori stavano realizzando, ma qualche elemento profetico per le sorti della scuola pubblica del XXI secolo, ahimé si può ravvisare. Che ne poteva sapere l' amato Calamandrei?!
Non intendo screditare la scuola privata: ho avuto modo di conoscervi straordinari insegnanti nel corso delle mie esperienze di commissario esterno,  per il passaggio alla classe successiva, in quelle non parificate. Ma allo stesso modo non voglio che si screditi  la scuola pubblica.Né a parole né a fatti.
Un governo democratico favorisce una comune convivenza, lasciando ai genitori democraticamente la libertàdi scelta.

2 commenti:

  1. I discorsi di Calamandrei hanno una marcia in più, sono riusciti a guardare al futuro in maniera strabiliante. Come quello sulla costituzione, anche questo sembra scritto da pochi giorni. La scuola, con tutto ciò che simboleggia e rappresenta, sta vivendo uno dei periodi più brutti della storia, se non il peggiore in assoluto. La cultura, la preparazione, l'efficienza mentale da qualche anno sono messe in secondo piano dai "nuovi valori", quelli che portano direttamente nelle stanze dei bottoni. Una volta lì, poi, colpire tutto ciò che possa creare fastidi è un passo naturale. Professori accusati di essere dichiaratamente comunisti e di plagiare gli alunni (tanto per citare uno dei mille episodi che hanno gettato fango sulla scuola pubblica). Privilegiare spudoratamente la scuola privata sempre più ad immagine e somiglianza di loschi figuri che hanno reso l'Italia un paese sull'orlo della dittatura. Aspettiamo soltanto la santa inquisizione che censuri i libri non graditi dal premier, faccia chiudere le testate giornalstiche non di destra e dia più poteri al povero silvio.

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  2. Vero, Calamandrei ha saputo guardare lontano, in maniera ignota a lui stesso. Sottoscrivo tutto Rosario; io ho vissuto tutta l' evoluzione del sistema scolastico della scuola di base: dagli anni 70 agli anni 90, con tutte le luci e le ombre.
    L' ultimo decennio purtroppo è stato una demolizione continua, per non parlare dei tagli, delle mortificazione indebite, davvero oltre misura. Come già detto in altri commenti, spero che abbiamo toccato il fondo; non saprei cosa ancora aspettarmi...
    Grazie del commento e benvenuto nel blog!

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