Questa mattina dalle mie parti fa freddo e piove. L'autunno avanza a grandi falcate; dopo diversi anni la stagione atmosferica sembra coincidere con quella astronomica. Già dal primo settembre il brusco calo termico assestò il primo colpo all'estate; da quel dì non sento più l'allegro frinire delle cicale.
Hanno terminato il loro ciclo vitale.
Il favolista Esopo contrappone il modo di essere della cicala che canta al sole per tutta l'estate a quello laborioso che impiega tutta l'estate ad accumulare provviste per l'inverno.
La trama è molto semplice ed arcinota: la cicala invita la formica a fermarsi con lei a cantare al sole, mentre la formica declina l'invito perché dice di dover procurarsi il cibo per l'inverno.
Quando la cicala bussa al granaio affamata e infreddolita:
-E cosa hai fatto tutta l'estate mentre noi lavoravamo per procurarci le scorte per l'inverno?
- Ho cantato!
- Hai cantato' E adesso balla! - sbattendo la porta del formicaio.
La favola è un genere letterario che ha per protagonisti gli animali che impersonano vizi e virtù degli uomini; lo scopo è palesemente moraleggiante e facilmente intuibile in quanto la trama è molto semplice e il testo è breve e, cosa non da poco conto, rispecchia il pensiero dell'autore.
Questa favola ha una morale direi giustizialista: della serie, ognuno ha quello che si merita. Inoltre invita ad essere previdenti e laboriosi e a fuggire ogni tipo di ozio ma il finale, quello no, non lo condivido. Quella formica mi è antipatica assai.
Ovvio che non sono una sostenitrice dei fannulloni, ma questo senso di sufficienza per dire a chi ha sbagliato semplicemente - arrangiati!- senza offrire delle opportunità di miglioramento, senza offrire nessun tipo di chance, non fa parte del mio modo di pensare e di essere, sempre nel rispetto delle altrui opinioni.

Di favole sono piene i libri di testo scolastici fin dalle prime classi.
Io le ho puntualmente bypassate soprattutto in prima e in seconda. Nelle ultime classi, le ho fatte affrontare, ma potendo contare su un minimo senso critico, avendo già svolto uno lavoro sul punto di vista dell'autore.
I piccoli alunni sono menti assorbenti ma sprovvisti di senso critico, per cui rischiare di modellare il loro pensiero su quello del favolista, per me è da evitare in ogni caso.
Nulla ho contro Esopo e i favolisti classici; sicuramente hanno avuto un notevole ruolo pedagogico nell'ammaestrare il popolo sui valori sociali del loro tempo, ma i valori possono diventare disvalori coi cambiamenti epocali e con il variare della sfera valoriale.

Tornando alla cicala, e restando nella metafora, dico che la cicala ha allietato col suo canto, lo ha offerto gratuitamente, quello era il suo talento. Ma lo dico da adulta. Un bambino di 7 anni non avrebbe gli strumenti cognitivi per dissentire e nemmeno per essere d'accordo. ma semplicemente assorberebbe acriticamente.
Gianni Rodari, in proposito, così si esprimeva:
Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l'avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende...
regala.