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mercoledì 7 ottobre 2020

Tempo d'autunno: la cicala e la formica

Questa mattina dalle mie parti fa freddo e piove. L'autunno avanza a grandi falcate; dopo diversi anni la stagione atmosferica sembra coincidere con quella astronomica. Già dal primo settembre il brusco calo termico assestò il primo colpo all'estate; da quel dì non sento più l'allegro frinire delle cicale.

Hanno terminato il loro ciclo vitale.

Il favolista Esopo contrappone il modo di essere della cicala che canta al sole per tutta l'estate a quello laborioso che impiega tutta l'estate ad accumulare provviste per l'inverno.

La trama è molto semplice ed arcinota: la cicala invita la formica a fermarsi con lei a cantare al sole, mentre la formica declina l'invito perché dice di dover procurarsi il cibo per l'inverno.

Quando la cicala bussa al granaio affamata e infreddolita:

-E cosa hai fatto tutta l'estate mentre noi lavoravamo per procurarci le scorte per l'inverno?

- Ho cantato!

- Hai cantato' E adesso balla! - sbattendo la porta del formicaio.




La favola è un genere letterario che ha per protagonisti gli animali che impersonano vizi e virtù degli uomini; lo scopo è palesemente moraleggiante e facilmente intuibile in quanto la trama è molto semplice e il testo è breve e, cosa non da poco conto, rispecchia il pensiero dell'autore.

Questa favola ha una morale direi giustizialista: della serie, ognuno ha quello che si merita. Inoltre invita ad essere previdenti e laboriosi e a fuggire ogni tipo di ozio ma il finale, quello no, non lo condivido. Quella formica mi è antipatica assai.

Ovvio che non sono una sostenitrice dei fannulloni, ma questo senso di sufficienza per dire a chi ha sbagliato semplicemente - arrangiati!- senza offrire delle opportunità di miglioramento, senza offrire nessun tipo di chance, non fa parte del mio modo di pensare e di essere, sempre  nel rispetto delle altrui opinioni.



Di favole sono piene i libri di testo scolastici fin dalle prime classi.
Io le ho puntualmente bypassate soprattutto in prima e in seconda. Nelle ultime classi, le ho fatte affrontare, ma potendo contare su un minimo senso critico, avendo già svolto uno lavoro sul punto di vista dell'autore.
I piccoli alunni sono menti assorbenti ma sprovvisti di senso critico, per cui rischiare di modellare il loro pensiero su quello del favolista, per me è da evitare in ogni caso.

Nulla ho contro Esopo e i favolisti classici; sicuramente hanno avuto un notevole ruolo pedagogico nell'ammaestrare il popolo sui valori sociali del loro tempo, ma i valori possono diventare disvalori coi cambiamenti epocali e con il variare della sfera valoriale. 


Tornando alla cicala, e restando nella metafora, dico che la cicala ha allietato col suo canto, lo ha offerto gratuitamente, quello era il suo talento. Ma lo dico da adulta. Un bambino di 7 anni non avrebbe gli strumenti cognitivi per dissentire e nemmeno per essere d'accordo. ma semplicemente assorberebbe acriticamente.


Gianni Rodari, in proposito, così si esprimeva:

Chiedo scusa alla favola antica 
se non mi piace l'avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende...
 regala.

14 commenti:

  1. Indubbiamente la cicala ha un suo perché, così come la formica, come in tutte le cose la saggezza sta nel mezzo e non negli estremismi. Ciao Graziana.
    sinforosa

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    1. Vero, condivido il tuo pensiero. Grazie. Buon pomeriggio.

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  2. Ci vogliono, nelle società umane, anche gli artisti..ma quando eravamo piccoli noi non venivamo incoraggiati a assecondare quella natura, se c'era, ma a guadagnarsi il pane. Però quella natura non puo essere sempre nascosta, occultata e repressa. Riemerge, anche se tardi.

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    1. Essere educati a guadagnarsi il pane è la prima forma di educazione. Se poi l'educando trova una strada alternativa rispetto a quella indicata , ben venga la nuova strada. In questo post cerco di asserire una mia opinione: la favola classica dà una definizione di vizi e virtù che rispecchia i valori dell'epoca in cui è vissuto l'autore. Quindi ritengo che una giusta intellezione competa a un destinatario maturo, nonostante l'apparente semplicità del testo. Grazie e buona serata.

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  3. Le favole di Esòpo le ho studiate in greco. L'autore era un immigrato, giunto in Grecia come schiavo. Forse è da qui che bisogna partire per comprendere la tradizione che importò nel Mediterraneo. Era frutto della sua origine, se pensiamo che ancora oggi, nei paesi africani, la narrazione di storie con una morale è ancora verbale. Storie nate con lo scopo di far nascere domande, di porre questioni, di suggerire e di insegnare. Ma non giudico negativamente né l'idea di farle conoscere ai più piccoli, né quella di leggerle da adulti. Forse perché ad ogni età è possibile collegare la loro morale. Ad esempio. Una delle mie preferite è La volpe e l'uva. Non credi che sia adattissima a spiegare ai bambini di sapersi accontentare e di non avere troppe pretese? E agli adulti che se non si riescono a raggiungere degli obiettivi magari la colpa è nostra e non di ciò a cui non siamo capaci di arrivare?
    Un abbraccio e buona serata.

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    1. Grazie innanzi tutto per il tuo contributo culturale.

      Rispetto pienamente il tuo pensiero. Non considero assolutamente letteratura negativa la favola classica; ma penso che sia occasione di riflessione per destinatari più grandicelli rispetto ai bambini della prima infanzia. E' vero anche che a ogni età corrisponde un certo grado di intellezione come dici tu, ma io ho sempre trovato difficoltà nel mio lavoro a proporre ai piccoli questo genere narrativo perchè dovevo essere io a spiegare il messaggio implicito. Ho sempre preferito al metodo trasmissivo l'apprendimento euristico partecipativo con l'interazione alunni-alunni; alunni-insegnante. In quarta e quinta ciò è stato possibile anche con le favole: con dibattiti, discussioni, confronti ... E quant'altro.

      La volpe e l'uva l'ho trovata tra le letture per una prima classe. Ricordo la grossa difficoltà a cogliere quanto non chiaramente espresso, preferirono rimanere in superficie, ben convinti che l'uva fosse veramente acerba. Con gli alunni di quinta non fu la stessa cosa, in quanto più maturi e soprattutto con un bagaglio di vita sociale ed esperenziale che permise loro discussioni interessanti.

      Del metodo euristico-partecipativo parlo in questo post:

      https://ilricordoelamemoria.blogspot.com/2008/05/la-venere-di-willendorf.html

      Un abbraccio a te! Ancora grazie!

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  4. Non mi sembra che la cicala canti per gli altri, la cicala canta per sè. Gli altri, se potessero, la farebbero anche smettere, perchè alla lunga dà fastidio... Quando ero piccolo mi raccontavano questa favola ed ovviamente era per separare nettamente il bene dal male. Questo non va bene se non è accompagnato da qualche moderazione tipo: sì, bisogna risparmiare perchè il futuro è per sua natura incerto, ma si deve anche prendersi dei bei momenti di godimento perchè se no non si vive bene.
    Io amo le favole dei fratelli Grimm che insegnano agli adulti a crescere, ad accettare la fatica del crescere per goderne appieno la gioia, diventando adulti che sanno amare veramente e che non fuggono dalle difficoltà della vita...

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    1. "Non mi sembra che la cicala canti per gli altri, la cicala canta per sè." Sicuramente. Così come la formica non accumula scientemente, ma risponde ad un istinto naturale. Sono diverse forme di adattamento all'ambiente, due diversi modi di assicurare la sopravvivenza della specie. Sono perfettamente d'accordo sulla mediazione dell'adulto nella fruizione dei vari messaggi.
      Quanto alle storie dei dei Fratelli Grimm appartengono ad altro genere letterario; perdonami la precisazione, ma sono fiabe, non favole :) adattissime anche ai piccolissimi sempre con la mediazione dell'adulto. La fiaba nella sua struttura prevede un lieto fine, la vittoria del bene sul male, il che infonde ottimismo, fiducia.

      Quando insegnavo nella scuola dell'infanzia, puntualmente, dopo la narrazione di una fiaba, i bambini scivolavano in un sonno ristoratore e consolatore, almeno la maggior parte di loro. Grazie. Buona serata.

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    2. La favola è di regola scritta da un autore, ha per protagonisti animali e alla fine contiene una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano. La fiaba invece ha origini popolari antichissime, risale addirittura alla preistoria, e non ha una morale. (Treccani).
      Hai perfettamente ragione!!!

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    3. Grazie. Si è soliti considerare sinonimi i due termini, in effetti sono entrambe fantastiche, ma la differenza è proprio quella che hai annotato. Grazie!

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  5. Certo la saggezza sta nel mezzo ! La cicala, oltre che cantare, dovrebbe pensare a metter via qualche provvista. Così la formica dovrebbe pensare a divertirsi un pò , non solo ad accumulare.. Alla fine, la più simpatica è la cicala ... anche se è un pò sprovveduta . Saluti.

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  6. Le cicale non potrebbero elemosinare cibo da alcuno perchè in autunno, dopo aver deposte le uova, muoiono. Quando queste schiudono, s'interrano e lì rimangono anche per anni. I buchetti che si trovano in estate accanto agli alberi e che vengono attribuiti ai vermi, sono invece prodotti dalle larve di cicala che, ormai mature, escono dal terreno per salire sugli alberi che permetteranno loro di sopravvivere quei pochi mesi necessari alla continuazione del ciclo vitale.
    Le cicale sono, per me, simbolo di pazienza e costanza.
    In realtà, gli animali non possono fare altro che essere se stessi, tesi a proteggere la vita e la sua continuità. Esopo evidentemente non li conosceva a fondo altrimenti non avrebbe scritto una madornale sciocchezza come quella della cicala e della formica.
    I primi libri di lettura contengono spesso favole antiche... paiono storie di facile comprensione ma possono banalizzare o annullare il messaggio che, invece, vorrebbero inviare.
    A proposito di favole e fiabe, da anni le letture educative vengono edulcorate riscrivendo o modificandone il finale. Al contempo vengono somministrate a piene mani storie violente e diseducative e i risultati, ahimè, ben si vedono.
    Sono pienamente d'accordo con il tuo pensiero educativo.
    Ciao.

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    1. La verità scientifica è quella da te descritta. Non so cosa conoscesse Esòpo di scientifico, ma il suo obiettivo era puramente didascalico non divulgativo nel senso scientifico: educare ed ammaestrare con brevi storie, di facile comprensione; le favole appunto.

      Grazie per il tuo contributo e buon fine settimana.

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