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sabato 21 novembre 2020

La giornata dell'albero

Mi è sempre stato caro l'albero.

Ne parlo da un punto di vista del tutto personale, tralascio gli elementi oggettivi della funzione dell'albero, non perché siano secondari, anzi, preferendo in questa sede il mio rapporto con l'albero.

Nella prima infanzia, mi incantavo a guardarli quando erano scossi dal vento. Ho abitato in campagna per i primi otto anni di vita. Quando il mugghio del vento mi raggiungeva, non potevo evitare di uscire a guardare le querce che costeggiavano la strada comunale adiacente casa mia.

Mi incantavo incurante delle percosse e delle spinte inflittemi,  a guardare assorta quelle chiome stravolte, scomposte, battute e mi convincevo un po' sgomenta e nel contempo affascinata, che quegli alberi erano inquieti, arrabbiatissimi col mondo e con gli uomini scatenando quel vento impetuoso che alzava polveroni, portava via cappelli, ostacolava il cammino e così via.

Da giovane studentessa, lo studio di Jean Piaget mi informava che quella mia teoria infantile si chiamava "animismo": la tendenza ad attribuire pensiero e coscienza a tutto ciò che è in movimento, scambiando la causa con l'effetto. Questo aggancio con i miei primi anni di vita hanno fatto di Jean Piaget e di tutti i suoi seguaci e sviluppatori di pensiero, Jerome Bruner in particolare, il mio faro pedagogico nel campo della mia vita professionale.

Ho sempre considerato l'albero una creatura vivente: l'osservazione dei suoi mutamenti e persistenze hanno fatto sì che scorgessi la sua profonda vitalità, ancor prima e oltre tutte le conferme scientifiche che ho potuto acquisire.

Mio padre, alla nascita dei suoi tre nipoti, soleva piantare alberi, gli ulivi soprattutto. Ne parlo in questo post: l'albero è foriero di speranza, in questo caso anche di nutrimento per il corpo e per lo spirito.

Non ho ancora assaporato la gioia della nascita dei nipotini; ma quest'autunno, seguendo i consigli del giovane agronomo del mio paese, ho messo a dimora 11 giovani piante: 9 leccini e 2 pendolini per riempire gli spazi che ospitavano le viti. In autunno, piuttosto che a marzo: la latitudine, i cambiamenti climatici lo consentono, cosicché le piantine affronteranno la prima fase della crescita, con temperature sostanzialmente miti, irrigate naturalmente dalle piogge, evitando la calura estiva.












 Piccolo leccino












Un giovane pendolino


Il nome richiama i suoi rami leggermente penduli: è un impollinatore, mi ha detto l'agronomo. Poche unità sono sufficienti per potenziare la fioritura di un uliveto.

Un gesto lungo e paziente la piantumazione: un buco di un metro cubo scavato nella terra, e poi riempito della stessa terra che sarà soffice, aerata, ossigenata; qualche settimana e si procede all'interramento. Tre, cinque centimetri più in profondità rispetto al pane di terra. Un robusto sostegno per accompagnare la nuova pianta nella crescita, pochi litri di irrigazione e ora si attende con pazienza. Tutto, a parte lo scavo, affidato a mezzi meccanici, è stato svolto da me e mio marito.

Era il 23 di ottobre, un giorno di intervallo nella raccolta, nella fase della luna crescente, come raccomandavano i miei nonni e bisnonni. Aiuta la crescita, dicevano. E' una diceria ingenua? Poco importa, in questo rituale sono presenti anche loro.

Un gesto di amore, ma soprattutto un gesto di speranza: ora le pianticelle sono affidate al tempo, al sole, al vento, a madre terra, alle nostre cure e a quelle di chi verrà dopo di me.

Intanto, prima di diventare l'Abruzzo zona rossa, ho potuto constatare il bel verde delle foglie, qualche timido germoglio, la fierezza del portamento. Il primo step, lo stress da adattamento, è andato felicemente a buon fine! Dio sia lodato!

9 commenti:

  1. Buongiorno Graziana.
    Mi è piaciuto tanto questo tuo argomento proposto.
    Amo la natura in generale ma quel che hai detto sugli alberi mi ha scossa. In effetti ho lo stesso atteggiamento che tu hai descritto riguardo il movimento delle fronde degli alberi. Pensa che ancora oggi mi chiedo se è possibile riprodurre pittoricamente tale movimento.
    È bellissimo guardare gli spostamenti dovuti alle intemperie, molto affascinante direi.
    Bello ciò che hai raccontato sul voler piantare un nuovo albero ad ogni nascita è romantico e dolce.
    Grazie e ti abbraccio. Buona Domenica!

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    1. Grazie Pia. La natura è stato forse il primo imprinting del mond esterno su di me. Ciò che incide nei primi anni di vita, inevitabilmente resta. Buona giornata a te!

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  2. Sai, mi ha ricordato l'amore che si prova quando ti nasce un figlio...

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    1. L'affidamento. Già, anche per un figlio è così. Lo metti al mondo e sai che non sarà tuo. Sarà figlio delle occasioni, delle circostanze, delle contingenze. A noi tocca alimentarlo fisicamente e soprattutto spiritualmente fintanto che da noi dipende. Poi amore infinito e speranza nell lasciarlo andare. E' così?

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  3. Un bel post, lo definire rasserenante. Grazie.
    sinforosa

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  4. A me sei cara tu anche se a volte sono distratta, auguri anche qui Sorella!

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    1. A me sei cara tu anche se incostante, intermittente, pigra e indolente. Grazie Sorella!

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    2. Gli aggettivi ovviamente sono riferiti a me! Ho omesso il verbo :D

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