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lunedì 25 febbraio 2008

"T" come Teatro: La bella addormentata nel bosco

Auditorium Flaiano.
Ore 10,30.
Inizia lo spettacolo. Compagnia "Teatro Verde":Andrea Calabretta, Daniele Miglio, Vittoria Rossi per la regia di Vania Castelfranchi.

Poche persone per tanti personaggi. Un piccolo spazio con tanti scenari. Una trama narrativa giocata con luci e ombre, burattini, e intercambio continuo di personaggi.

La storia è stata manipolata per un messaggio che i bambini hanno colto in pieno: la nobiltà, quella vera, è nobiltà d' animo. Tutte le fasi giocate sull' interazione col giovane pubblico. Soluzione vincente per educare al gusto per il teatro.
Semplicemente fantastici! Grazie scudiero Zero!

venerdì 22 febbraio 2008

Buon compleanno blog!



Nasce quasi per caso.
Lo chiamo inizialmente "Il ricordo e la memoria" intendendo farne uno scrigno di flash-bach seguendo appunto la trama del ricordo.

Pochi giorni dopo la nascita, praticamente lo abbandono, in quanto accetto di far parte del team FRASCiA e scrivo più in quello space che nel mio.
Come mi accade nella vita: curo di più gli aspetti condivisi che quelli personali...Cosa non del tutto giusta...

Piano piano ritorno "a casa" e il mio space diventa "frammenti, ovvero, briciole di vita", perché mi capita di annotare un po' di tutto, come si può vedere nelle etichette.

Fissare nel tempo, in modo informale, in modo assolutamente incondizionato...questa è la disposizione...

Arredamento essenziale, colori attenuati, spero che ciononostante i naviganti si sentano a loro agio.

Non ci sono commenti (un paio in tutto), ma qualche indizio di passaggio sì...e va bene così...

mercoledì 6 febbraio 2008

Mamma ... mi racconti?

Un tuffo nel passato...

Aspetto il primo bambino; settimo mese di gestazione...

Era l' ultimo giorno di servizio come supplente nella scuola elementare, prima dell' astensione obbligatoria. Le disposizioni di quell' anno prevedevano il pagamento dell' intero puerperio (due mesi pre e tre mesi post partum) se l' astensione iniziava durante una supplenza in corso.

Mi capitò di sostituire un collega per un' aspettativa abbastanza lunga iniziata a gennaio, poco dopo il rientro delle vacanze. Un gollaccio... Dopo 10 giorno sarei rimasta a casa ad aspettare il mio piccolo... e per 5 mesi il bottino era assicurato.

Era il 19 gennaio 1979, ma quel mattino ci svegliammo con il mondo candido, da via Chieti, fermata della Gestione Governativa ...
Una nevicata coi fiocchi nelle prime ore del mattino.
L' allegra brigata dei giovani lavoratori pendolari parte, ognuno verso la sua meta.
Arrivo a Civitaquana, la viabilità è precaria a dir poco, ma nessuna ordinanza di chiusura.
La scuola che dovevo raggiungere però era situata a Colleplaia, una frazione del paese. Praticamente irraggiungibile.
Tanta neve con 4 dita di ghiaccio in discesa.
Normalmente era l' autista del pullmino che mi dava un passaggio: lui abitava lì e , lasciati i ragazzi alla scuola media ritornava giù e io con lui (in barba ai permessi, alle assicurazioni e quant' altro..) e così facevamo per il ritorno.
Quella mattina N., ordinanza o non ordinanza, non aveva condotto i ragazzi a scuola; ergo non poteva condurre neanche me a Colleplaia.

Calma...dovevo restare calma, altrimenti l' adrenalina agitava pure il bambino...
Prima cosa telefono al Segretario a Civitella Casanova e gli espongo la situazione.

- No no..non ti ti..popossso f..fare n . . niente, figlia m..mia.
Te..fona laggiù...v ... vedi se i babambin..ni s..sono andati a scuola. Se no..s..sono andati, mi farai sap..pere, re..resterai a Ci..vi..taquana.

Benedetto uomo, capisco che mi vuole dire: se i bambini risultano assenti non ci vai e presterai servizio a Civitaquana per tutto l'orario scolastico.

Telefono al negozio di generi alimentari per sapere notizie, il responso era prevedibilissimo:
tutti presenti!!!
Che ve lo dico a fare...Tutti intorno all' edificio ad aspettare me...e nel frattempo a giocare a palle di neve!!! Tocca arrivarci, come non lo so, ma rinunciare a cinque mensilità per poche ore di servizio, pura follia.

Inizio un penoso peregrinare in cerca di un passaggio: al tabaccaio, al fruttivendolo, al macellaio...Avete presente:
"Ostessa dei Tre Merli, un po' di posto avete per me e per Maria"?
Non per essere blasfema, ma il tono implorante era quello.

E la risposta sempre la stessa:
- Signora, a parte il rischio, ma come posso accompagnarla laggiù in quelle condizioni?
un bambino va tutelato a tutti i costi...

Dovevo darmi per vinta?!? Macché...

Mi scivola lo sguardo alla sede dei Carabinieri; trovata la soluzione! Era o non era un servizio pubblico? Lo insegniamo pure ai bambini...
Senza la minima esitazione mi accosto al portone e scampanello.

Mi apre un giovane e ne vedo altri due rannicchiati intorno a una stufetta elettrica, lo sguardo perso e perplesso - forse avranno pensato che stessi per partorire - bho... - o forse "Che rompiballe costei, ma proprio stamattina doveva venire!!

- Ho bisogno di un passaggio a Colleplaia. Sono l' insegnante, devo raggiungere assolutamente la scuola. I bambini sono incustoditi.

Capisco quello che stanno per ribattere ma non gliene dò il tempo:
- Il vostro più illustre e autorevole cittadino ha evitato il semplice ed ovvio gesto di ordinanza di chiusura per inagibilità dei sentieri; ha deciso che la vita non deve fermarsi, dunque io devo arrivare a scuola. Sono supplente, e ogni supplente che si rispetti non può produrre un certificato medico, con la prospettiva di perdere 5 mensilità di retribuzione e relativo punteggio.
Che ho da dirvi?! A estremi mali, estremi rimedi! :-))

Se avessero potuto mi avrebbero fulminato; fatto si è che uno dei due prende le chiavi, si infila la giubba con aria rassegnata:
- Andiamo signora, l' accompagno.
- Grazie e ... alle 12, 30 verrà a riprendermi :-)) Grazie, grazie in anticipo anche per questo!

Salgo in vettura insieme al giovane militare, rapidamente e senza difficoltà alcuna, mi lascia davanti all' uscio, tra uno croscio di "evviva" da parte dei bambini e lo stupore dei vicini ... Mannaggia pure a loro!
Si avvicina la bidella un po' incredula:
- Signò, la stufe sta 'ppicciate, tutt' à pposte, putete 'ndrà, ce vedeme dumane se Ddije vo'...
- No signora, oggi è l' ultimo giorno, domani verrà qualcun altro...
- Oddije...e mo chi ve'!? M' avè 'ffiziunate...
- Signora mia, non posso partorire qui dentro :-))
- Tand' augure ... sete tande bbrave ... chi l' ora bbone ...

Ok...la prima parte era andata a buon fine...Ora restava la parte finale....Troppo scontata la giornata altrimenti;-)

Essendo una scuola unica, soppressa un paio di anni dopo, era formata da una decina di alunni di tutte le classi(prima seconda terza quarta e quinta).

Non ricordo i loro nomi, li ho frequentati per meno di una settimana... Due nomi però non li ho dimenticati; una bambina e un bambino(di quest' ultimo ricordo perfettamente anche il cognome...e chi se lo scorda?)

Arrivammo al momento centrale della mattinata, la cosiddetta ricreazione, quando una bambina stupenda, occhi azzurri, sguardo angelico, una fascio di capelli dorati, sottili morbidi e leggermente mossi, mi dice:
- Maestra domani non vengo, sai?
Sto per rispondere - neppure io - ma mi tarttengo. La lascio proseguire, mi accorgo che vuole dirmi qualcosa in più.
- Vado a Roma, vado a sostituirmi l' occhio; man mano che cresco lo devo cambiare.
!?!?! Santa pace... Avevo notato il suo occhio vitreo, quasi impercettibile in verità, ma mi ero guardata bene dal fare domande.

Lei con una naturalezza disarmante continua:
- Sai perché ho un occhio finto? - Cosa ne potevo sapere?!
- Avevo due anni, stavo seduta sui gradini davanti al portone di ingresso a giocare, mia mamma stava poco distante.
Ad un certo punto si è avvicinato il nostro gallo, grande come me allora, che comincia furiosamente a beccarmi un occhio fino a che non me lo cava completamente.
Stavo per sentirmi male...
- Poi la mamma ha sentito i miei urli e mi ha trovata con l' occhio penzoloni e il viso insanguinato mentre il gallo stava per beccarmi anche l' altro occhio...

Io sono stata portata in pronto soccorso, in ospedale e poi a Roma; il gallo poi è stato ucciso ...

Tutti zitti in ascolto, stavo per dire qualcosa quando un grido soffocato e disperato:
-Statti zitta, M. !!
Fa in tempo a dire solo questo M.L. dopo crolla a terra svenuto.
Una contrazione mi fa pulsare le tempie: senza bidella, senza telefono, sola con i bambini, che potevo fare?Uscire e urlare tra la neve? Andare di porta in porta come all' inizio della mattinata?!

No, dovevo tentare subito qualcosa, lo trascino davanti alla finestra che spalanco, mi precipito nella cassetta del pronto soccorso appesa al muro; tra le altre minuzie, una boccetta di alccol.
L' apro, la dispongo sotto le narici di L., gli assesto qualche buffetto e finalmente riapre gli occhi respirando affannosamente, bianco come un cencio.

- Maestra, non ti preoccupare, L. ci usa, lui è sensibile.

- Senti L., ma M. non ve l' ha mai raccontata prima di adesso questa storia? Non lo sapevi prima di ora?
- Maestra, non mi ci far ripensare, certo che l' ho sentita, ma stavolta ha aggiunto troppi particolari...
-Zitto zitto...per carità non ci pensare ai particolari, fammi questo santissimo piacere.
Andiamio a guardare i fiocchi di neve, che è meglio ... a proposito, sapete come si forma la neve?!

Tirai avanti quella lezione, con quella bambina sulle ginocchia che voleva parlare del suo viaggio a Roma, e tutti gli altri che per fortuna avevano ritrovato "la normalità".

La camionetta del carabiniere, zelante ed in anticipo, mi avvisò che quella mattinata infinita volgeva al termine.

Saluti tutti, uno per uno, con un bacio e un abbraccio e poi finalmente parlo col mio bambino:

- Dài, attaccati alla mamma, che ora facciamo u po' di curve... Se Dio vuole, fra un paio d' ore saremo a casa ....

martedì 5 febbraio 2008

Viva viva il Carnevale...

...con il pepe con il sale
la tristezza manda via e ci porta l' allegria...

Il disegno appartiene al mio ex alunno Daniele Di N.
Così recita un' allegra canzoncina per bambini e, in modo semplice e diretto indica il motivo di questa festa.
L' abitudine a mascherarsi risale al Paleolitico.
Mascherarsi significava assumere un aspetto minaccioso e in fondo in fondo esorcizzava la paura.
Il Carnevale ha quasi certamente origini romane: i riti in onore di Bacco, i cosiddetti baccanali, prevedevano travestimenti in maschera, in cui nobili e plebei, vecchi e bambini davano libero sfogo alle danze e ai giochi, tra fiumi di vino. Qui la maschera aveva forse la funzione del nascondimento: celare la propria identità poteva significare annullare le differenze sociali e uscire dal ruolo ... chissà...

La tradizione cristiana si sovrappose a questa festa collocandola nel giorno che precede le Ceneri; ossia nel primo giorno di Quaresima, periodo di morigeratezza, di meditazione e di preparazione alla Pasqua. ( nulla si può distruggere, ma tutto si può trasformare)


Attualmente non mi coinvolge come festa, se non in cucina: ravioli, di carne e di ricotta; pasta alla chitarra (come vuole la tradizione del mio paese), infine, chiacchiere e cicerchiata.
I Carnevale vissuti molto intensamente sono stati quelli organizzati per la gioia dei miei figli con altre mamme, in particolare con Mariolina, che tenerezza...Non è mai stato chiarissimo se ci divertivamo più noi o i ba,bini...

Lei metteva casa sua a disposizione (vi pare poco?) la sottoscritta preparava le cibarie (tramezzini e pizzette di ogni tipo) e organizzava i giochi. Alla sera esausti ma felici, tutti a casa.


Le maschere di Carnevale variano nel tempo e nello spazio: quelle cosiddette tradizionali sono state mutuate dalla Commedia dell' Arte. Oggi i travestimenti sono centrati su altri personaggi: quelli delle fiabe e dei cartoons, del mondo politico e sociale... ed è normale che sia così...
Come è naturale che ogni terra legata ai festeggiamenti del Carnevale abbia la sua maschera e i suoi riti.

"Questo è Farinella, la maschera ufficiale del carnevale di Putignano che prende il nome dalla 'farinella', uno sfarinato di ceci e orzo, antichissimo cibo contadino della nostra tradizione."
Così ebbe a dirmi qualche anno fa una carissima amica e collega di rete di Putignano.

Ma sì... il Carnevale non può che essere questo: un' occasione di sana disgressione da quella quotidianità che tanto amo; anzi è più che mai quotidianità ... E, in fondo, il piacere di mascherarsi è proprio quella voglia di proiettarsi almeno per un po', in ciò che non si è...o in ciò che si è veramente...o ancora, in ciò che si vorrebbe essere ... o ancora in ciò che ci si vergognerebbe di essere....

Un libero accesso ai peccati di gola prima del digiuno e dall' astinenza delle carni...Un altrettanto libero accesso al travestimento, allo scherzo e , come sempre, fare del Carnevale un felice giorno, sta al nostro buonsenso.